DUKE ELLINGTON VS. COUNT BASIE

 Cari amici, buongiorno.

Rompo il ghiaccio ed inauguro questo blog nel quale l'amico Paolo Bolzoni mi ha onorato (indegnamente) di far parte.

Il tema è piuttosto ambizioso e prende lo spunto dall' incisione di una session memorabile: 

Duke Ellinton and Count Basie - first time

Partirei da un'analisi ritmico/armonica.

Basie, anzitutto, è inconfondibile per un ritmo rilassato: pochi accordi, ma incisivi.

L’orchestra ha un drive swingante inconfondibile, fondato su una sezione ritmica “leggera” e precisa (basso pulsante, batteria che spinge con discrezione, chitarra ritmica sempre presente).

Ricordo, a tal proposito, l'ossatura primigenia, dai tempi dei Kansas city five e Seven: 

Count Basie (p.). Freddie Green (g.) Joe Jones (dr.) Walter Page (cb.)

Il concetto di “less is more” è la cifra stilistica. La sensazione è quella di un motore che gira a meraviglia senza mai sforzare.

Ellington, pricco ed orchestrale. La ritmica è meno propulsiva. Egli usa il pianoforte per disegnare linee armoniche complesse, spesso dissonanti.

Meno regolarità, più sospensione. Il groove non è sempre "in avanti", a volte si distende o si interrompe per dare spazio a timbri e armonie.

 Trattamento dell’Orchestra e degli Strumenti

Basie predilige l’insieme coeso, con riff ripetitivi tra le sezioni e un uso funzionale degli ottoni.

Gli assoli emergono in modo pulito e lineare, quasi sempre dentro lo swing, con frasi ben scandite e groove continuo.

Gli arrangiamenti sono snelli e diretti, con mood ben costruiti.

Ellington sperimenta costantemente con i colori orchestrali

I suoi arrangiamenti sono complessi, quasi sinfonici, con combinazioni timbriche originali (come il clarinetto sopra i tromboni, o l’uso di sordine ).

Ogni strumentista ha una voce personale: Johnny Hodges, Cootie Williams, Harry Carney… non sono solo musicisti, ma personaggi.

Estetica e finalità

Basie: L’obiettivo principale è far ballare, intrattenere, creare un’energia costante e partecipativa.

Anche nei momenti più sofisticati, l’accento rimane sulla chiarezza ritmica e sull’effetto collettivo.

Come avevo prima accennato, è l’orchestra per antonomasia del Kansas City style, essenziale e rotondo.

Ellington si propone come compositore d’arte, con ambizioni che vanno oltre il ballo: vuole elevare il jazz a musica colta americana.

Il suo jazz è teatrale, evocativo, spesso legato a temi politici, culturali, spirituali. La sua musica è più stratificata, destinata anche a un ascolto riflessivo.

Tuttavia, questa sessione di incisione ha un che di peculiare, quasi anomalo. Pur mantenendo integre le peculiarità delle singole big band, sembra quasi che l'ensemble finale produca  un qualcosa di nuovo: La potenza dirompente, frutto dell'unione di due colossi.

Grazie a tutti per l'attenzione.

Benny

Album Duke Ellington 



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